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I diritti universali dell'uomo e le tradizioni altrui

Priamo Moi
2004 06
Sergio Romano, sul Corriere della Sera, sostiene che: "Molti di quelli contrari alla guerra, forse cederanno al malinconico piacere di proclamare: "L'avevamo detto".
Le armi di distruzione di massa non esistono. La complicità tra Saddam Hussein e Osama Bin Laden non è mai stata provata. Le rivelazioni di Richard Clarke hanno dimostrato che la guerra contro l'Irak era da tempo - al di là di qualsiasi ispezione o verifica - la vera priorità della presidenza Bush. I piani americani che prevedevano il passaggio di poteri ad un governo rappresentativo nel giugno del 2004 e libere elezioni in Iraq nel gennaio 2005, sono clamorosamente falliti. La feroce rivolta degli scorsi giorni che vede un grande numero di irakeni scontrarsi con gli americani e i loro alleati è tutto fuorché una manifestazione di terrorismo ".
Giovanni, anche lui giornalista come Sergio, adopera queste righe comparse sul Corriere della Sera per introdurre l'argomento del dialogo odierno, e continua affermando: " Attualmente tutte queste considerazioni logicamente coerenti e perfettamente legittime - vista la terribile situazione che coinvolge ormai non solo il Medio Oriente ma anche l'Europa - diventano da un'altra prospettiva inutili e fuorvianti. Nel senso che se venissero adoperate per giustificare un abbandono del teatro di guerra irakeno probabilmente ad errore si aggiungerebbe un altro errore ed al disastro un altro disastro ".
Questo perché scappare dall'Irak non risolverebbe minimamente i problemi e le trappole che attanagliano sia gli irakeni che i paesi che hanno voluto la cosiddetta "guerra preventiva".
A suo parere bisogna restituire l'Irak al popolo irakeno anche perché non dovremmo essere noi occidentali a porre in dubbio il diritto di ogni e qualsiasi popolo ad autodeterminarsi, ed inoltre dovremmo prendere atto che i diritti universali dell'uomo riguardano non solo noi ma anche gli altri.
Nella discussione si inserisce Armando, il quale ci ricorda che la prima formulazione dei diritti umani avvenne in occasione della Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti il 4 Luglio 1776. I rappresentanti delle colonie inglesi permeati di Illuminismo, così si esprimevano: " Noi riteniamo che le seguenti verità siano per se stesse evidenti: che gli uomini sono stati creati uguali; che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili fra i quali il diritto alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità; che i governi sono stati costituiti allo scopo di garantire questi diritti; che i governi derivano i loro poteri legittimi dal consenso dei governati; che ogniqualvolta un governo tende a negare lo scopo per il quale è stato istituito è diritto del popolo di abbatterlo e sostituirlo con uno nuovo, corrispondente ai propri desideri ".
Nel dare lettura di questo testo fondamentale Armando evidenzia l'importanza cruciale di stabilire quali sono i diritti umani universali a cui devono richiamarsi tutte le forme di potere, principi che dovrebbero essere rispettati da tutti gli Stati. In questi terribili giorni ci si trova di fronte all'arduo compito di porre in atto le concrete modalità attraverso cui la forma di questi diritti acquisti sostanza. Purtroppo mai come oggi essi sono stati calpestati, perché non si è riusciti ad evitare il sorgere di situazioni disperate ed inestricabili che mettono a dura prova le capacità di azione degli uomini di buona volontà ed anche quelle di chi ha praticato l'uso improvvido della guerra preventiva.
Lo stato della situazione rende impraticabile un ritiro delle truppe dal martoriato paese mediorientale, pena uno sfascio maggiore di quello che gli occupanti hanno fino ad oggi causato. In futuro il Tribunale della Storia forse riuscirà a stabilire che l'aver sostituito la politica con la guerra è stato un atto di arrogante insipienza, gravido di sofferenza non solo per gli irakeni ma anche per l'Europa e l'America. Siccome noi viviamo qui ed ora, dobbiamo pur prendere posizione in modo chiaro affermando che se Saddam era il Male, il rimedio che il medico ha proposto e praticato non ha fatto che aggravarlo e diffonderlo. Le terribili metastasi di questo Male si sono manifestate in Europa attraverso il tragico attentato di Madrid, in Italia con la penosa vicenda dei nostri soldati morti a Nassirya e anche attraverso quella forse più pericolosa degli ostaggi civili adoperati per tenere in scacco le nostre istituzioni.
Il giudizio che Luigi esprime nel suo breve intervento è preciso e manifesta tutte le sue convinzioni di cattolico praticante: " Le falsità che sono state dette dai maggiori responsabili della guerra sulle ragioni dell'attacco all'Irak sono ormai largamente acclarate anche perché la lotta al terrorismo è un'altra cosa, essa è indispensabile e deve essere permanente. Aggiungo che questa lotta deve essere condotta con assoluta coesione da tutte le forze del mondo occidentale, invece la guerra nel senso tecnico della parola è inidonea allo scopo perché coinvolge i popoli ed un popolo in quanto tale non è colpevole ".

Il nocciolo del problema è proprio questo, la lotta contro queste centrali del terrore che vogliono mettere in discussione la stessa possibile convivenza tra i popoli, facendo leva su chiuse e dogmatiche concezioni religiose, deve essere condotta nel rispetto dei diritti fondamentali oppure dobbiamo andare alla guerra come alla guerra mettendoci sotto i piedi quegli ideali che l'Occidente è riuscito faticosamente a conquistare.
Nel tentativo di imporre con le armi questi valori democratici, presso popoli e culture ritenute e definite improvvidamente, da alcuni presuntuosi al potere, inferiori, dobbiamo rispettare questi diritti oppure dall'alto delle ragioni della nostra "civiltà" possiamo stravolgerli.
Ormai tutti hanno capito che i diritti del popolo irakeno vengono negati dai comportamenti delle truppe anglo-americane, così come lo erano da Saddam.
Vogliamo riconoscere, si o no, a tutti i popoli il dovere di cacciare un governo specialmente se questo e la diretta emanazione della forza di un esercito occupante.
L'Occidente sa benissimo che la conquista della democrazia è il risultato di un travaglio secolare che ha visto la nostra civiltà versare lacrime e sangue per ottenerla. Cosa vogliamo fare?
Imporre agli altri l'obbligo di percorrere la Storia attraverso le vie brevi derivanti dalla imposizione armata, oppure dobbiamo convincerci che bisogna dare tempo ed occasione ad ogni civiltà, ad ogni popolo, ad ogni etnia di percorrere le strade dell'incivilimento seguendo i tempi ed i ritmi della propria Cultura e della propria Storia.
In conclusione possiamo ribadire che andare via dal Medio Oriente può essere un modo di aggiungere disastro al disastro. E' probabile che sia necessario un passo indietro dagli anglo-americani ed uno avanti attraverso la costruttiva volontà di una Europa che fino ad oggi è restata alla finestra.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite ed i regimi islamici moderati se agissero in modo concorde con l'Europa consentirebbero la possibilità di gestire questa terribile crisi in modo più razionale.
L'arrogante incompetenza di Bush e dei suoi sodali che si esprime attraverso l'immenso potenziale militare americano, verrebbe sostituita da un dialogo politico aperto a soluzioni più umane per il popolo irakeno. Queste forze hanno aperto con il loro sprovveduto e pericoloso modo di agire le porte dell'Inferno, l'Europa potrà salvarsi da queste fiamme se e solo se impedirà agli anglo-americani la prosecuzione di questo film dell'orrore, che sembra non avere mai fine.