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Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti

Priamo Moi
2003 10
La buon'anima di Indro Montanelli - in una delle sue "Stanze", quella del 17 marzo del 2000 - scriveva così:"Bisogna combattere contro i vivi non contro i morti, questi ultimi li lascio al becchino, mestiere per cui non ho nessuna vocazione" e continuava concludendo:"Chi crede che in un paese inserito nella Comunità Europea sia possibile un regime comunista farebbe meglio a smetterla di leggermi".
Per quanto ne so, il Grande Indro, non era ne profeta ne figlio di profeti, ma in quella"Stanza"di tre anni fa, a nostro parere diede una risposta ben precisa a tutti quei"becchini"che si aggirano indaffarati sulla scena politica italiana.
Indaffarati nel tentativo di seppellire tutti quei"comunisti"che di professione fanno i giornalisti, i giudici e i politici e che non credono alle promesse del"grande imbonitore". Purtroppo in questi giorni - per certi versi buffi, per altri terribili - ci mancano i commenti acuti e seri che il Grande maestro del giornalismo ci avrebbe sicuramente offerto. Comunque, lo ripetiamo, la risposta a questi affossatori, ironica - ed allo stesso tempo saggia - la diede profeticamente tre anni fa.
Torniamo agli"europeisti"nostrani di cui parlavamo il mese scorso, categoria che comprende molti dei"personaggi"sopracitati.
Varie considerazioni avrebbe fatto il Nostro Indro ed avrebbe potuto iniziare con la seguente:"Cari lettori vi sembra possibile che circolino nelle stanze del potere personaggi capaci di affermare che in Italia ed in Europa sia in azione un sodalizio di giornalisti"comunisti"che non hanno altro scopo che quello di denigrare il Capo"protempore"dell'attuale governo italiano. Vi sembra serio inoltre che uno"statista"di grande calibro definisca, nelle sedi istituzionali, i rappresentanti dei popoli europei:"turisti della politica".
Sappiamo che la Storia nell'ultimo secolo ci ha regalato lo spettacolo efferato dei regimi totalitari, ma ci ha anche offerto quello di un travaglio serio che ha fatto emergere dalle caotiche rovine le democrazie più libere che l'umanità abbia conosciuto.
Per quanto invece riguarda la carta stampata, italiana o inglese che sia, sembra molto strano che l'ottanta per cento dei giornalisti italiani abbia come complici testate di lingua inglese come"L'Economist"e"The spectator".
Vorremmo ricordare, che la Gran Bretagna fu il luogo dove le elites economiche e culturali portarono a compimento i primi e fondamentali passi di quella"Rivoluzione"borghese che radicò la democrazia liberale in Europa, cento anni prima che lo facessero i Francesi.
Correva l'anno del Signore 1689 - e dopo un travaglio di lotte durate cinquant'anni - Guglielmo III d'Orange accettava di sottomettere la monarchia alle regole presenti nella"Dichiarazione dei diritti".
Attraverso questo cruciale passaggio il potere assoluto si trasformava in monarchia Costituzionale, nel senso che il Parlamento inglese poteva controllarla.
Questa"Dichiarazione dei Diritti"non era certo una Costituzione così come oggi la intendiamo, inoltre sarebbe fuori luogo attribuirle i connotati democratici attuali. Anche perché il Parlamento - che aveva elaborato ed imposto alla Corona inglese tali paletti - era l'espressione della borghesia londinese, dei mercanti inglesi e della piccola, ma attiva, nobiltà di campagna.
Tutte queste classi sociali costituivano una minoranza che riuscì ad esercitare un'egemonia condivisa dalla stessa grande nobiltà, con la quale si venne a patti, condivisa anche da un popolo minuto che però veniva tenuto estraneo da ogni decisione.
In Inghilterra e per la prima volta in Europa, ad un dominio si sostituì un tipo di potere che consentiva una relativa, ma sostanziale libertà d'iniziativa economica e politica. Una legge scritta creava una situazione di equilibrio e di controllo reciproco tra i poteri dello Stato.
Con questa"Gloriosa Rivoluzione"scompare lentamente il suddito ed irrompe sulla scena della Storia il cittadino cosciente delle proprie capacità di autodeterminazione.
Queste sono le premesse storiche su cui si radica il giornalismo inglese. Possiamo anche ammettere che tra i sudditi di Sua Maestà Britannica - così - ironia della sorte- si autodefiniscano i cittadini inglesi, ci siano anche quelli che fanno le interviste in ginocchio, come dice Giuliano Ferrara, ma d'altronde tutto il mondo è paese. Ci fa sorridere l'affermazione di chi sostiene che L'"Economist"e"The Spectator"siano un covo di stalinisti facenti parte di quella Internazionale Giornalistica comprendente l'ottanta per cento dei lavoratori della carta stampata italiana. Ricordiamoci che ad affossare il socialismo da caserma - nato in opposizione ai regimi nazi-fascisti ci ha pensato la Storia recente ed a recitarne il"Requiem"hanno provveduto personaggi di caratura ben più grande dei nostri improvvisati e presuntuosi necrofori. Le persone di buon senso non hanno mai creduto alle presunte leggi scientifiche del catechismo staliniano, un tempo tanto in voga; le stesse oggi non possono ritenere buone quelle di un darwinismo liberistico, più consono ai branchi degli alligatori e dei caimani, che alla società umana.
Un"liberalismo"- che prevede la libertà delle volpi in un libero pollaio, e che fa strame delle leggi di quello stato democratico che cominciò a delinearsi negli anni della Rivoluzione Inglese.
Purtroppo sappiamo che con la forza e la protervia del denaro si può fare di tutto, irridere sia chi ti ha votato e chi no, sbeffeggiare la Costituzione e fare gli sberleffi ai rappresentanti dell'Europa di cui siamo tutti cittadini, non sudditi, come qualcuno vorrebbe. Le nostre aspettative sui futuri sviluppi della politica europea, nazionale o locale che sia, sono fortemente condizionate dal triste spettacolo che ci viene offerto dai"rappresentanti"del popolo presenti nelle varie sedi istituzionali. Per quanto riguarda la nostra isola, noi Sardi abbiamo purtroppo dovuto assistere, con l'amaro in bocca, alle manovre"politiche", avvenute durante l'ultima crisi regionale, di conseguenza la conclusione di queste considerazioni è carica di scettica speranza. Ci auguriamo che i cittadini attraverso libere elezioni facciano piazza pulita di quel tipo di politici che il Segretario, del Partito Sardo D'Azione Giacomo Sanna, ha definito:"Burattini"!