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Su Marsilio Ficino

Priamo Moi
2002 04
Tra la fine del 300 e l 'inizio del 400 nella Repubblica Fiorentina, l'egemonia politica era saldamente in mano ai grandi imprenditori della lana, della seta ed ai nobili di tradizione guelfa.
Due famiglie si fronteggiavano: gli Albizzi ed i Medici. I primi godevano dell' appoggio dei gruppi sociali sopramenzionati, i secondi potevano contare sull' immensa ricchezza garantita da una delle banche più importanti d' Europa e sulle simpatie del popolo minuto. I Medici erano una famiglia di umili origini. Questi due fattori uniti alla sagace e prudente avvedutezza politica di Cosimo, consentirono ai Medici di impadronirsi del potere; tutto ciò avveniva nell' anno 1434 dell' Era Volgare.
La ristretta oligarchia che nella persona di Cosimo dominò Firenze, non introdusse modifiche formali nell' ordinamento della repubblica, ma di fatto esercitò un sostanziale e ferreo controllo sul potere cittadino riuscendo a collocare - anche attraverso uno spregiudicato controllo dei metodi elettorali - uomini di fiducia in tutte le istituzioni della città.
Marsilio Ficino vive ed opera sulla Firenze medicea, era nato nel 1433 ed era figlio del medico personale di Cosimo Primo dei Medici.
Costui, che era nonno di Lorenzo il Magnifico, fondò l'Accademia Fiorentina e la insediò nella villa di Careggi alle porte della città.
Cosimo de Medici oltre che uomo d'affari avveduto, si dimostrò mecenate estremamente generoso. Infatti attorno all' Accademia da lui fondata si raccolsero letterati e filosofi come Pico della Mirandola e Ficino, architetti come Brunelleschi, scultori del calibro di Donatello e pittori della levatura del Beato Angelico.
Dal punto di vista politico e culturale Cosimo fu il Padre della Patria fiorentina ed anche il capostipite di una famiglia che diede uomini illustri alla storia d' Italia, quali Lorenzo il Magnifico suo nipote ed un papa, Leone X - al secolo Giovanni de Medici e figlio dello stesso Lorenzo - nato a Firenze l'11 dicembre 1475, fatto cardinale a tredici anni, eletto papa a trentasette nel 1513 e morto nel 1521.
L'Accademia Fiorentina fu un centro culturale dominato dagli studi e dagli interessi per Platone, una sorta di contraltare umanistico nei confronti dell' aristotelismo medioevale.
Lo stesso Ficino fece la traduzione di tutte le opere allora conosciute di Platone, di Plotino Proclo e Porfirio.
Inoltre convinto che il platonismo fosse il punto culminante di una "tradizione" antichissima, iniziata da Ermete Trismegisto e continuata da Zoroastro e Orfeo tradusse sia il "Corpus Hermeticum" che gli Oracoli Caldaici ed anche gli Inni Orfici.
La figura di Marsilio Ficino la ricordiamo come un esempio di tolleranza, di apertura e di novità anche perché visse tre secoli prima dell'era dei Lumi ed inoltre perché - nonostante nel 1475 fosse stato ordinato prete - riuscì a proporre una visione del cristianesimo che anticipa quella che sarà fatta propria da un grande papa del secolo XX, cioè di Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli.
Il Cristianesimo per il Nostro non è altro che la forma vera e più alta di una "tradizione",di una religione comune e naturale precedente lo stesso.
In altre parole in Ficino c'è il riconoscimento di una validità del sentimento universale che - pur manifestandosi in gradi diversi e come approssimazione alla religione più alta - consente, a tutti quelli che lo vogliono, la salvezza.
Redenzione possibile anche per tutti quelli che ancora ignari della Rivelazione, seguano ed osservino i dettami della Luce, naturalmente presente in tutti gli uomini.
Vediamo ora di esplicitare brevemente quale è il nucleo centrale di questa "docta religio" o "pia philosophia" elaborata dal Ficino nelle sue opere. Il concetto di Natura è fondamentale in questa sua proposta. Essa è lo specchio della Divinità, essa è il Simbolo dell'Unità dello Eterno Amore che la ha generata, nonostante si mostri mascherato nell'umbratile ed ingannevole molteplicità degli esseri. Questo Amore che si effonde dall'Eterno Increato genera tutte le Realtà, compresa quella visibile in cui noi viviamo.
Nell'uomo concepito come colui che - posto al centro della realtà - possiede le qualità sia dell'infimo suo grado che quelle del suo vertice.
Questo anelito d'Amore che si manifesta creando la realtà, tende a sua volta a tornare alla sua origine, aspira alla ricongiunzione.
Il tramite di questo processo di ritorno dell'Amore verso se stesso è l'Uomo.
In questo suo tornare all'Uno Originario l'Uomo redime Se Stesso e tutto il Creato.
Se si vogliono adoperare i simboli - profondi e veraci - del cristianesimo, vediamo che il paradigma di tutto questo è il Cristo.
Questo Uomo ricapitola e riassume tutta l'umanità e tutto il reale, questo Cristo riannoda e ricongiunge il Finito e l'Infinito, l'Eterno e il Temporale.
Questa "copula mundi" attraverso un viaggio lungo e penoso riporta il Reale all'Unità dell'Amore originario. Naturalmente questo cammino richiede un lungo travaglio, questa Creatura - generata dallo Eterno Amore, per poter tornare a lui arricchita di concrete esperienze - deve percorrere il lungo "calvario"della storia naturale ed umana. Dovrà persino scendere negli Inferi della Morte per poter risorgere a nuova Vita, ma alla fine la Vita trionferà.
Alcuni accusano Marsilio Ficino di sincretismo inopportuno perché tentò: "di conciliare l' inconciliabile cioè il cristianesimo ed il paganesimo platonico".
Noi siamo di ben altro parere, perché ciò che alcuni definiscono come un eclettismo che ignora le differenze può essere visto come esempio di tollerante tentativo di propugnare una pacifica coesistenza fra le religioni.
Questo bisogno allora era sentito dalle menti illuminate, oggi dovrebbe essere condiviso dalla maggioranza degli uomini, visti i tempi che ci troviamo a vivere.
Nel rappresentante dell'Accademia Fiorentina noi vediamo il propugnatore di un ideale di Umanità da rispettare in tutti i suoi membri, quell'Unica Umanità che cerca la Luce - l'Unica Luce - pur praticando e percorrendo vie diverse.