BUSCADERO .NET

La Legge del più forte (ovvero: noi preghiamo gli altri berciano)

Priamo Moi
2002 12
Nel 416 A.C. gli abitanti dell'isola di Melo avevano rifiutato l'adesione alla Confederazione ateniese, la città - patria della prima forma di tutte le democrazie- vedeva così messa in pericolo la sua egemonia. La disubbidienza dell'isola di Melo poteva essere la prima di tante altre defezioni che avrebbero messo in crisi l'intera Confederazione, e questo era molto più 'grave'.
La reazione ateniese fu terribile: tutti i maschi adulti abitanti nell'isola furono messi a morte.
Tucidide questo ci racconta, nel quinto volume della sua mirabile descrizione della Guerra del Peloponneso. Gli ateniesi - e sempre Tucidide che riferisce- a giustificazione della loro "tremenda" operazione politica così argomentano a proposito della legge del più forte: "E' una legge, che non fummo noi ad istituire o ad applicare per primi. L'ereditammo che già era in onore e la trasmetteremmo perenne nel tempo, noi che la rispettiamo, consapevoli che la nostra condotta o quella di chiunque altro - se salisse a tale vertice di potenza- ricalcherebbe il contegno da noi tenuto in quest'occasione".  
Due secoli dopo, nell'estate del 202 A.C. a Naraggara, vicino a Zama, Annibale il Cartaginese subiva una sconfitta che avrebbe segnato il destino di tutto l'Occidente.
Scipione, d'accordo con il Senato Romano, impose agli sconfitti un trattato di pace molto duro.
Una clausola iugulatoria - tra le tante - vietava a Cartagine di condurre campagne belliche fuori dal territorio africano e in caso di guerre locali doveva ottenere da Roma il consenso per portarle avanti.
Gli anni passavano e l'oligarchia cartaginese al potere aveva - pur di salvare la pace - evitato ogni motivo di frizione con Roma. Tutta dedita ai suoi traffici Cartagine si era trasformata in un prospero centro commerciale, che rispettoso dei trattati, non rappresentava più un pericolo per la potenza romana.
Oltre a mantenere fede ai suoi impegni Cartagine aveva persino aiutato Roma nelle sue guerre in Oriente. Nonostante tutto ciò una certa parte dell'opinione pubblica romana - capeggiata da Marco Porcio Catone - vedeva in Cartagine un potenziale pericolo.
Massinissa, re della Numidia, forte del tacito appoggio romano, non faceva altro con le sue scorrerie - in territorio cartaginese - che provocare intenzionalmente la città fenicia. Nel 151 A.C. Cartagine cadde nella trappola e si difese dalle sopraffazioni dei Numidi. I seguaci di Catone ebbero gioco facile, la guerra venne dichiarata, i Cartaginesi pur di non misurarsi con Roma accettarono tutte le condizioni, una però imponeva la distruzione di Cartagine e la sua ricostruzione a 15km dalla costa.
Quest'ultima non poteva essere accettata, la guerra - così come Roma voleva - venne combattuta. Nel 146 A:C. Cartagine venne rasa al suolo e il suo territorio - con tutti i riti e le solennità del caso - venne maledetto.
Al proposito di legge del più forte mi è capitato di leggere, insieme ai miei alunni, l'articolo di un moderno Catone che si scagliava contro la Montagna religiosa dell'Islam.
"Quella Montagna che non si muove e non esce dagli abissi della sua cecità. Quella Montagna che nonostante le scandalose ricchezze dei suoi sceicchi e dei suoi banchieri vive in una miseria da Medioevo…..vegeta nell'oscurantismo e nel puritanesimo di una religione che sa produrre solo religione".
Possiamo ammettere che certamente è vero che la miseria attanaglia molte aree della Terra dove l'islamismo predomina, ma è altro e tanto vero che l'America Latina o i paesi dell'Est europeo vivono situazioni di degrado simili eppure l'Islam in quelle zone non conta molte presenze. Dovrebbe poi chiedersi  - la Signora che scrive con rabbia e orgoglio sul Corriere - "con chi fanno gli affari i 'gendarmi del mondo' che lei difende?
Li fanno proprio con quei banchieri e con quegli sceicchi che affamano il popolo islamico.
La Signora inoltre dimentica che se gli islamici "berciano" le loro invocazioni all'Eterno, le "scimmie nude" che stanno al Potere in questo mondo, iniziano o magari concludono i loro interventi sulle necessarie - per loro - guerre preventive, con un sonoro ed applaudito: "Dio salvi l'America".
"Berciare" deriva dal tardo latino "berbex", che significa pecora. Non ci stancheremmo mai di ripetere che paragonare il nemico (o presunto tale) ad una bestia non porta ad altro che a aumentare le passioni, quelle passioni che mai come oggi devono essere illuminate dalla Ragione.
Perché così facendo non faremmo altro che facilitare, condividere e magari appoggiare tutte le guerre "preventive " che i potenti vorranno scatenare.
Continueranno a rimanere inascoltate le parole del vecchio Papa che vuole la pace. Così facendo la Storia Umana procederà attraverso l'antica legge del più forte che i civilissimi Ateniesi applicarono agli abitanti dell'isola di Melo e che i Cartaginesi dovettero subire da parte dei Romani vincitori.
Migliaia di anni di monoteismo etico - quello di Mosè, quello di Gesù e quello di Maometto - sono passati invano per l'homo Sapiens.
Oggi - nell'anno 2002 dell'era cristiana - si vede ancora che il più forte, cioè colui che possiede tutti i mezzi continua a stabilire tutti in fini che l'umanità deve perseguire.
Insomma l'homo sapiens tale proprio non è,  si rivela una "scimmia nuda" che con i suoi ordigni - raffinati e terribili ordigni - mette in pericolo tutta l'umanità, nell'egoistico tentativo di salvare gli interessi di una piccola parte di essa.