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L'Europa aperta ed i suoi "amici".

Priamo Moi
2003 07
Oggi in Italia sono tutti europeisti, vorremo perciò fare un breve excursus sul concetto di europeismo e su quello di Europa.
Cominciamo partendo dai miti greci.
Europa era una bellissima fanciulla figlia Agenore, re della Fenicia. Secondo questo racconto l'Europa è figlia dell'Oriente, tanto era avvenente e luminosa, che lo stesso Zeus - Dio della Luce e Re degli Dei - si innamorò di lei.
Per poterla possedere - il Dio della Luce - dovette assumere le somiglianze di un forte Toro. La trasportò a Creta e la rese madre di alcuni figli: Minasse e Sarpedonte (o Sarpedone)
Minosse fu re e legislatore a Creta, dopo la morte divenne il giudice dell'Averno.
Sarpedonte fu invece re della Licia, alleato dei troiani nella guerra contro gli Achei, venne ucciso da Patroclo, il fraterno amico di Achille.
Il mitico Minosse, che costruì il labirinto a Creta, era nipote del primo, edificò tale favolosa costruzione per rinchiudervi il Minotauro, creatura ibrida nata dagli amori di sua moglie Pasifae con un toro. Questo si dice di Europa e dei suoi parenti nei miti greci.
Passiamo adesso alla storia; che la Grecia sia una delle radici più salde della civiltà europea è indiscutibile, l'altra fu Roma, infatti fu il suo impero a unificare il nucleo centrale del nostro continente ponendo su basi solide la millenaria civiltà che essa è riuscita ad esprimere.
Caduto l'Impero romano nuove vitalità vennero a percorrere le strade d'Europa, l'irruzione di queste forze causò squilibri e fratture, a cui cercarono di porre rimedio il Potere Vaticano e il popolo dei Franchi, nella persona di Carlo Magno. Il Sacro Romano Impero riuscì per qualche tempo a dare identità ai popoli del centro e del sud Europeo, per alcuni secoli questa identità si rafforzò in contrapposizione all'Islam, ma pian piano le diversità emergono e nella Vecchia Europa si formano tre unità statali ben distinte, una nella penisola iberica, una nella terra dei Franchi e l'altra nelle isole Britanniche.
La Germania e l'Italia furono gli ultimi stati ad organizzarsi. Paradossalmente fu proprio in Italia e in Germania che emersero - nonostante la frantumazione politica( e magari proprio per questa) - i due fatti culturalmente più importanti del dopo Medioevo e cioè il Rinascimento e la Riforma Luterana.
Venne poi la Rivoluzione Scientifica e filosofica, iniziata da Galileo e portata avanti da Cartesio, Newton e Kant.
Dopo il Rinascimento le elites economiche e culturali diedero inizio a una rivoluzione, rivelatasi capace di unificare il mondo.
Questa rivoluzione che si sviluppò attraverso quella inglese, quella americana e quella francese è ancora in atto, anzi probabilmente ancora non è riuscita ad esprimere il suo meglio.
Tutto ciò partì dall'Europa.
Fu nella prima metà del 1800 che cominciò a germinare l'utopia di un Europa dei popoli da contrapporre all'Europa divisa dei principi e dei re.
Tra gli Italiani fu - Giuseppe Mazzini a portare avanti l'idea dell'unificazione del vecchio continente, fondando nel 1834 la "Giovine Europa".
Un secolo di guerre fratricide travagliò il nostro Continente e fu proprio alla fine di queste che nel 1943 si costituì il Movimento Federalista Europeo, che si proponeva la creazione di uno stato sovranazionale su base democratica. Questo movimento si costituì ispirandosi al "Manifesto per un'Europa unita e libera", che venne redatto nel 1947 - durante il confino a Ventotene- da Altiero Spinelli  ed Ernesto Rossi.
Fu negli anni cinquanta che ebbe inizio il processo di integrazione economica, e in seguito anche politica, che avrebbe portato al Consiglio d'Europa e poi al Parlamento Europeo.
Nel 1975 - con l'Atto di Helsinki- venne avviata una "Conferenza per la sicurezza e la cooperazione europea", che vedeva coinvolto anche Stati Uniti e Canada.
Infine col Trattato di Maastricht del 1992, la C.E.E. si trasforma in Unione europea. Nel vertice di Madrid del 1995 venne proposta una moneta unica, l'Euro, che tra il 1999 ed il 2000 divenne lo strumento di scambio ufficiale per tutti gli stati aderenti. Come si vede l'unificazione economica è sulla buona strada, purtroppo il ruolo politico è ancora debole, perché non esistono dei centri sovranazionali di programmazione e direzione capaci di prendere decisioni efficaci e operative. Le situazioni create dall'intervento anglo- americano nell'Irak mostrano quanto abbiamo detto.
Dobbiamo però cercare di individuare le cause del ristagno di quel processo che porterebbe l'Europa debole e frantumata di oggi, a quella forte, libera e democratica di domani, capace di svolgere un ruolo attivo per la pace nel mondo. Un'Europa forte nel guidare e promuovere lo sviluppo dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, culla di tutte la civiltà e punto d'incontro tra Cristianesimo e Islam.
Quali sono gli ostacoli? Vorremmo dirlo con le parole profetiche di un politico serio e intelligente: " Abbiamo innanzitutto le pressioni degli Stati Uniti. Questo paese ha una consistenza militare ed economica immensa e tende - con il peso che gli proviene da questa forza- ad impostare i rapporti con l'Europa in termini di subalternità. Perciò gli Stati Uniti, per l'interesse al mantenimento della propria supremazia temono l'autonomia dell'Europa e non vogliono che si realizzi un processo unitario“. Questo diceva Enrico Berlinguer in un'intervista dell'Aprile del 1984, rilasciata due mesi prima di morire.  
Purtroppo sulla scena politica non ci sono più ne De Gasperi, né Nenni e neppure La Malfa o Berlinguer.
Un filoamericanismo cieco ed imprevidente, tiene banco presso gli attuali vertici di governo che proclamano un europeismo di facciata che non tiene minimamente in conto la verità terribile presente nelle parole dette vent'anni fa dal grande politico.
Ormai siamo alle comiche, anche perché c'è qualcuno - che non sapendo cosa dice- propone e chiede l'ingresso nell'Unione Europea della Russia e d'Israele.
L'Europa e l'Italia hanno bisogno di una cultura politica libera e rigorosa, che affronti le attuali tematiche, che ne indaghi e  ne mostri le soluzioni più serie , purtroppo circolano "intellettuali" che devono la loro ricchezza e notorietà a quei "politici", che forse in cuor loro disprezzano, ma che lautamente li pagano.
Abbiamo bisogno di quella libertà e di quel rigore a cui si riferiva Karl Popper quando i un passo rilevante "La società aperta e i suoi nemici" diceva: "Una costituzione deve escludere soltanto un tipo di cambiamento, quello che può mettere in pericolo il suo carattere democratico, e continua… in una democrazia l'integrale protezione delle minoranze non deve estendersi a coloro che violano la legge e specialmente a coloro che incitano al rovesciamento violento della democrazia".
Tutto questo è ancora più vero se si tiene conto del fatto che le tendenze antidemocratiche sono sempre latenti e pronte a manifestarsi sia tra chi governa sia tra chi è governato.
L'Italia e l'Europa hanno bisogno di politici e intellettuali che con rigorosa e razionale libertà smascherino le tendenze repressive presenti sia negli uni che negli altri.
Anche perché la "violenza" dello strumento, mediatico che pianifica la disinformazione è altro e tanto terribile quanto quella di chi propone e pratica soluzioni di forza. Sappiamo che la politica, nelle sue argomentazioni e conclusioni, non può portare ad altro che ad un insieme di congetture suscettibili di rettifica e correzione.
Siamo certi che proprio in ambito politico più pressante è l'esigenza di dover imparare dai propri errori. Proprio per questo non siamo d'accordo con quelli che praticano una "politica oracolare" che non prevede né l'argomentazione né il dissenso, attualmente sono sulla breccia dei "politici" che non danno interviste e tanto meno accettano dibattiti, ma propinano “monologhi preregistrati".
Speriamo che non si avveri quello che un Grande Maestro ha affermato in una intervista alla "Unione Sarda", che ha paragonato i politici ai commercianti, il che se fosse vero sarebbe molto grave.